Margherita di Lorena (1463-1521)

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Margherita di Lorena
Duchessa consorte d’Alençon
Principessa di Lorena
Stemma
Stemma
Altri titoliDuchessa di Alençon
NascitaVaudémont, 1463
MorteMortagne-au-Perche, 2 novembre 1521
PadreFederico II di Vaudémont
MadreIolanda d'Angiò
ConsorteRenato d'Alençon
FigliCarlo IV d'Alençon
Francesca d'Alençon
Anna
ReligioneCattolicesimo
Beata Margherita di Lorena

Duchessa di Alençon

 
NascitaVaudémont, 1463
MorteMortagne-au-Perche, 2 novembre 1521
Venerata daChiesa cattolica
Beatificazione10 marzo 1921 da papa Benedetto XV
Ricorrenza2 novembre

Margherita di Lorena-Vaudémont (Vaudémont, 1463Mortagne-au-Perche, 2 novembre 1521) fu principessa di Lorena e duchessa di Alençon.

Rimasta vedova, abbracciò la vita religiosa nel monastero delle clarisse di Argentan, dove morì in concetto di santità; fu beatificata da papa Benedetto XV nel 1921.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di Federico II, conte de Vaudémont e di Iolanda d'Angiò, fu allevata alla corte dello zio materno Renato ad Avignone e ricevette una formazione profondamente cristiana. Nel 1480 si ritirò presso la corte del fratello Renato in Lorena e la cognata Filippa si assunse l'incarico di continuare la sua educazione.[1]

Il 14 maggio 1488 sposò a Toul Renato, duca d'Alençon. Margherita, con l'aiuto del marito, si diede a migliorare la sorte della popolazione del ducato, sconvolto dall'appena terminata guerra dei cent'anni, alleggerendo le imposte e dedicandosi alle opere di carità.[1]

Renato, alla quale Margherita aveva dato tre figli, la lasciò vedova nel 1492: per conservare la tutela dei figli, fu costretta a lasciare la città di Alençon e a ritirarsi nel castello di Mauves, in Normandia, da dove continuò ad amministrare il suo feudo. Pur non trascurando i suoi doveri, visse una vita molto austera, ritirandosi frequentemente in preghiera presso le clarisse di Alençon.[1]

Dopo il matrimonio del primogenito Carlo, Margherita gli trasmise il potere, divise l'eredità tra i figli e si ritirò nel castello di Essay, dove prese a condurre una vita di grande ritiro e penitenza. Il vescovo di Séez le consigliò di mitigare il suo stile di vita e di abbracciare la vita religiosa in qualche monastero: ella si ritirò tra le clarisse del monastero di Argentan, da lei stessa fondato dopo la morte del marito.[1]

Concluso il noviziato, nel 1520 Margherita emise la sua professione: non accettò mai l'elezione a badessa, desiderando "morire da suddita dopo essere stata per troppo tempo sovrana".[1]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Margherita diede a Renato tre figli:

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Le sue spoglie erano custodite presso il monastero delle clarisse di Mortagne-au-Perche, ma furono profanate e disperse durante la Rivoluzione francese.[2]

Il suo culto come beata fu confermato dalla Sacra Congregazione romana dei riti e da papa Benedetto XV il 20 marzo 1921.[2] Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 2 novembre.[3]

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Federico I di Vaudémont Giovanni I di Lorena  
 
Sofia di Württemberg  
Antonio di Vaudémont  
Margherita di Joinville Enrico V di Joinville  
 
Maria di Lussemburgo-Ligny  
Federico II di Vaudémont  
Giovanni VII d'Harcourt  
 
 
Maria d'Harcourt  
Maria d'Alençon Pietro II d'Alençon  
 
Marie Chamaillart di Beaumont  
Margherita di Lorena  
Luigi II d'Angiò Luigi I d'Angiò  
 
Maria di Blois  
Renato d'Angiò  
Iolanda d'Aragona Giovanni I d'Aragona  
 
Iolanda di Bar  
Iolanda d'Angiò  
Carlo II di Lorena Giovanni I di Lorena  
 
Sofia di Württemberg  
Isabella di Lorena  
Margherita del Palatinato Roberto del Palatinato  
 
Elisabetta di Norimberga  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Marie-Odile Garrigues, BSS, vol. VIII (1967), col. 776.
  2. ^ a b Marie-Odile Garrigues, BSS, vol. VIII (1967), col. 777.
  3. ^ Martirologio romano (2004), p. 857.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004.

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Controllo di autoritàVIAF (EN35687869 · ISNI (EN0000 0000 8372 4071 · BAV 495/58229 · CERL cnp01940619 · LCCN (ENn00060173 · GND (DE1032687665 · BNF (FRcb14609285p (data)