Fronte militare clandestino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il Fronte militare clandestino, denominato ufficialmente "Reparto fronte clandestino militare di resistenza", fu un'organizzazione militare clandestina aderente alla resistenza romana in Italia, in collegamento con il comando supremo delle forze armate del Regno d'Italia (nel periodo del cosiddetto "Regno del Sud"), durante la seconda guerra mondiale. Realtà conservatrice, operante in autonomia e talvolta in concorrenza con i partiti, ebbe nondimeno un ruolo importante nel rifornire di armi, esplosivi, e informazioni le altre formazioni resistenziali.[1]

All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943, Roma fu immediatamente occupata dai nazisti e tra i militari delle varie Armi del Regio Esercito già il 23 nacque in città il Fronte Militare Clandestino, fondato su indicazione del generale Antonio Sorice, e guidato dal colonnello di stato maggiore Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, fino al gennaio 1944, quando fu catturato dai tedeschi. Sempre a Roma, il mese successivo seguì la costituzione del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri guidati dal generale Filippo Caruso, nota per questo anche come "Banda Caruso".

Presto al FMC aderì il Fronte clandestino della Marina, che si era costituito il 1º novembre 1943 ad opera del capitano fregata Paolo Comel di Socebran, con compiti di informazioni, assistenza al personale e sabotaggi.[2] Il 10 dicembre ne assunse il comando l'ammiraglio Emilio Ferreri. Nel gennaio 1944 sorse la sezione di La Spezia che raggiunse la consistenza di 850 uomini. Il Servizio informazioni clandestino (SIC) era guidato dall'ammiraglio Francesco Maugeri, già capo del servizio segreto della Regia Marina.

Su ordine del generale Caruso, il tenente colonnello dei carabinieri Ugo Luca, in servizio presso il Servizio informazioni militare, rimasto a Roma durante l'occupazione nazista, divenne responsabile del Nucleo informativo del Fronte militare clandestino, in collegamento con il Comando carabinieri Italia Meridionale[3].

Il 12 dicembre 1943 il Fronte militare clandestino sottrae al Poligrafico dello Stato, in piazza Verdi, una notevole riserva di carta filigranata del tipo impiegato per stampare carte annonarie, quanto mai preziose per la crescente fame in città (nello stesso giorno i fornai ricevono l'ordine di panificare solo a giorni alterni, per carenza di farine). Con la carta sottratta verranno clandestinamente realizzate e distribuite mezzo milione di tessere contraffatte. Dipendevano dal "Fronte" il centro R, al comando del ten.col. Ernesto Boncinelli, con compiti informativi e il centro X, per i collegamenti radio clandestini, dove operava il ten.col. Ettore Musco[4].

Fino al marzo 1944 il Fronte fu comandato dal generale Quirino Armellini, poi sostituito dal governo Badoglio dal generale Roberto Bencivenga[5].

Il 16 maggio 1944 il fronte clandestino fu indebolito da numerosi arresti: dal 16 maggio al giorno 23 dello stesso mese si susseguirono gli arresti della Gestapo: il ten. col. Luigi Cano, il maggiore Alfio Brandimarte, del Fronte militare clandestino, il capitano Fulvio Mosconi, capo della banda Fulvi. Il 29 anche il capo di stato maggiore, il gen. Angelo Odone.

A fine maggio i tedeschi scoprirono le file dell'organizzazione e il rifugio in Laterano di Bencivenga: un'irruzione fu sventata dall'intervento della Santa Sede, fino all'arrivo il 4 giugno 1944 degli Alleati a Roma[6]. Complessivamente contò su 16.500 aderenti (4.800 della banda Caruso), di cui 2.300 attivi.[7].

Ufficiali legati al fronte

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Giovanni Cerchia, Giorgio Amendola: un comunista nazionale, Rubbettino, 2004, p. 398
  2. ^ Anpi Foggia
  3. ^ www.carabinieri.it Archiviato il 28 ottobre 2009 in Internet Archive.
  4. ^ Andrea Vento, In silenzio gioite e soffrite: storia dei servizi segreti italiani, pagina 275
  5. ^ www.repubblicasocialeitaliana.eu, su repubblicasocialeitaliana.eu. URL consultato il 20 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2009).
  6. ^ Dizionario biografico Treccani
  7. ^ Consuntivo attività Reparto Fronte Clandestino
  8. ^ G. Manzari, La partecipazione della Marina alla Guerra di Liberazione, in Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare - 2015, p. 146.
  • A. Baldinotti, Il Fronte militare clandestino di Montezemolo, in Roma alla macchia. Personaggi e vicende della Resistenza, Avagliano Editore, Napoli, 1996.
  • Mario Girotti, Consuntivo attività Reparto Fronte Clandestino, in Giorgio Rochat, Una relazione ufficiale sui militari nella resistenza romana (PDF), in Il movimento di liberazione in Italia, 1969, n. 96, pp. 88-95.
  • Robert Katz, Roma città aperta: settembre 1943-giugno 1944, Il saggiatore, Milano 2003.
  • Gabrio Lombardi, Montezemolo e il Fronte militare clandestino di Roma, Edizioni del lavoro, Roma, 1947.
  • Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito: Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli Editore, 1999, ISBN 88-7989-457-9.
  • Sabrina Sgueglia della Marra, Montezemolo e il fronte militare clandestino, Ufficio storico dello S. M. dell'Esercito, 2009.
  • Andrea Vento, In silenzio gioite e soffrite, su books.google.it., Il Saggiatore, 2010

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]